WHITE BIRD

 

Per gli appassionati di jazz la parola “bird” ha un solo grande riferimento, Charlie Parker. Capostipite ed icona del be-bop, ha segnato un’epoca in ambito musicale rendendosi però protagonista di una vita burrascosa e tormentata dalle dipendenze e finita prematuramente. Tra alti e bassi “bird” riusciva comunque a trovare intuizioni geniali combinando arte compositiva e maestosa tecnica strumentale.

 

 

   « Non riuscivo più a sopportare le armonie stereotipate che allora venivano continuamente impiegate da tutti. Continuavo a pensare che doveva esserci qualche cosa di diverso. A volte riuscivo a sentire qualcosa, ma non ero in grado di suonarlo... Si quella notte improvvisai a lungo su Cherokee. Mentre lo facevo mi accorsi che impiegando come linea melodica gli intervalli più alti degli accordi, mettendovi sotto armonie nuove, abbastanza affini, stavo suonando improvvisamente ciò che per tutto quel tempo avevo sentito dentro di me. Rinacqui a nuova vita » (Charlie Parker)

 

 

Parker si impose presto per la sua spiccata attitudine all’innovazione sia nella sezione ritmica che melodica diventando un punto di riferimento per i più grandi musicisti che gli successero. Fra questi Miles Davis che in suo omaggio introdusse ne celebre album “Round about midnight” lo standard “Bye bye Blackbird” inciso nel 1926 dai compositori Ray Henderson e Mort Dixon.

 

“Bird” a distanza di mezzo secolo resta il simbolo della contrapposizione, artista anomalo, eccentrico, stravagante; un personaggio così fuori dagli schemi che gli stessi colleghi lo guardavano con diffidenza. Così scrive il critico cinematografico Stefano Marchesi recensendo il film “Bird” di Cleant Eastwood Non era semplice stare al suo fianco, impossibile “suonare” con lui che aveva il “suono” come espressione magica delle sue sottointese parole, comprensibili in ogni lingua e accettate da qualsivoglia religione. Il suo slang, semplice, le sue battute, rincorrenti, è così che il mito di Charlie “Bird” Parker si srotola allo spettatore come struggente metafora di vita, vissuta fra genio e realtà, fra legge e poesia, fra fisica e irrealismo, fra viltà e perbenismo.

 

  La vita di Parker potrebbe sembrare una di quelle leggende impalpabili che aleggiano nella storia del jazz ma, nella vita quotidiana, ritroviamo spesso le contrapposizioni di “Bird” tradotte nel linguaggio delle persone semplici, senza particolari talenti o attitudini. Persone che cercano il loro tempo e la loro naturale collocazione ma che si scontrano con un ritmo sociale troppo diverso dalle loro caratteristiche. Così, come “Bird” amava spiccare il volo in ogni suo assolo con senso di liberazione, ci piace ricordare il nostro amico “whitebird”.. a lui è dedicato lo spettacolo “Bye Bye Whitebird” e a tutte le persone che in qualsiasi modo decideranno di sostenerlo.

 

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